Ombre Oscure

Racconto fantasy ispirato alla campagna  Ombre Oscure di Warhammer Fantasy GdR


L'uomo osservò il complesso di pietre a tribordo, silenziosamente la barca procedeva nelle nebbie, tutti su essa erano consapevoli della pericolosità dell'isola degli Spettri: la storia su come la spedizione dei cavalieri della Dama, proveniente da Carcassonne, fosse stata annientata in una notte da un nemico invisibile si era diffusa celermente nel Vecchio Mondo. Nessuna nave sarebbe mai attraccata volontariamente, fino a quel giorno si era cercato di evitare ogni rotta che passasse nelle vicinanze della piccola isola, a convincere il capitano di intraprenderla nuovamente fu il racconto dell'unico superstite della spedizione elfica trovato alla deriva. Apparteneva a una spedizione che aveva seguito la rotta settentrionale per l'isola tra le nebbie, distrutta in un conflitto con un' enorme flotta che pattugliava le acque settentrionali: enormi vascelli dal legno colmo di mutazioni, segno che il Caos, regnava a bordo. Che l'equipaggio fosse composto da guerrieri o bestie non aveva importanza, erano da evitare come la peste, la rotta lungo la costa dell'isola degli Spettri era l'unica praticabile per attraccare con sicurezza ad Albione.

L'uomo osservò le enormi pietre allungate, fuoriuscivano dalla cortina di nebbia sottostante simili artigli nell'atto di graffiare il cielo, rabbrividì avvolgendosi nel suo lungo e pesante mantello di lana grezza; il compagno alla sua destra, un individuo basso e grasso, completamente pelato tranne che per una ciocca di capelli intrecciati che dalla nuca gli scendeva sulla spalla destra, appoggiandosi con tutto il peso al parapetto scoppiò a ridere vedendo il gesto del tombarolo.

“Sembra che tu abbia paura nel vedere delle pietre rituali! Eppure ieri sera ti vantavi di aver depredato una cripta nel cimitero del paese maledetto di Ollenzaft, vicino a Marienburg!”, sbiascicò la frase in un rozzo imperiale, poi si diresse verso la stiva, dopo aver sputato in acqua.

Hans non rispose, strinse maggiormente il mantello: l'umidità era calata sull'imbarcazione assieme alla nebbia. Un brivido gli percorse la schiena, come se un gelido ago gli avesse trapassato le carni, la stessa sensazione che l'aveva colto, salvandogli la vita, nelle fogne di Middenheim una decina anni prima. La differenza rispetto ad allora era che se nella città del Lupo Bianco aveva avuto possibilità di abbandonare al destino i suoi vecchi compagni di saccheggi e risalire in superficie, sulla nave oramai arrivata a destinazione gli era impossibile

Maledì Franz e Klaus: se il primo avesse vinto la paura che l'aveva spinto a lasciare il lavoro di taglialegna dalla paura dei boschi sempre più cupi, abitati da bestie che sempre più spesso possedevano caratteristiche demoniache, e se il secondo avesse deciso di continuare il lavoro del padre, come pescatore lungo il Reik, lui non sarebbe su quella nave. Invece entrambi i suoi vecchi amici avevano avuto la brillante idea di rintracciarlo a Marienburg ed in città si erano fatti coinvolgere dal nano, incontrato nella bettola, in questa impresa.

“Oro e tesori!”, aveva sussurrato il minatore ai due amici, convincendoli ad arruolardi nella marina imperiale ed a imbarcarsi il giorno successivo per la misteriosa Albione. Hans si era aggregato, per nulla coinvolto dai vaneggiamenti del nano, ma spinto dalla necessità di non farsi vedere per un bel po' in città; la ricca taglia che era stata posta sulla testa di ignoti dalla vedova Von Ferrer stava smuovendo vari cacciatori di taglie a indagare su tutte le attività dei tombaroli.

Hans rabbrividì un'altra volta, improvvisamente la nebbia si era alzata rivelando, nell'oscurità della notte, le bianche scogliere di Albione: come una fortezza rassegnata all'assedio, l'isola sembrava attendere l'imbarcazione.

Urla di gioia si levarono dalla nave, Grotto il nano apparve assieme ai suoi due amici dal boccaporto,

“Te l'avevo detto ladro di cadaveri! Il viaggio sarebbe filato liscio e ora ci attende tanto oro quanto ne può contenere la stiva!”

La risata che emise il nano si tramuto in un urlo di terrore nel momento in cui un lampo squarciò il buio della notte, dalla scogliera un cannone aveva xominciato a sparare verso l'imbarcazione, ad Hans parve che un enorme teschio di demone cornuto vomitasse fuoco verso la nave.



“Tanto oro quanto ne può contenere la stiva, eh?”, urlò Hans lasciando il barile arenato e incespicando sulla sabbia, il sole stava sorgendo oltre la scogliera, sulla quale svettava un gigantesco cannone del colore del ferro, con la bocca scolpita come teschio di qualche animale cornuto.

Il nano non rispose, troppo intento a strizzare acqua salmastra dalla barba.

Klaus e Frank stavano rovistando tra i rottami sperando di trovare qualsiasi cosa potessero essere utile, non vi erano altri superstiti se non un pazzo fanatico di nome Eckbert, che tutti avevano evitato durante il viaggio e Ghelt, una vecchia che si intendeva, a suo dire, di alchimia e fatture d'amore.

“Non vi preoccupate! Sigmar guiderà i nostri passi verso l'accampamento” , esclamò il fanatico intento a legare un paranco di ferro a una corda.

“Vi guarderò le spalle io! Nessun esponente del caos potrà mai fermarci”, si zittì colpito da Hans.

“Abbassa il tono della voce, pezzo d'asino! Ci credono morti ed è bene che sia così”, esausto il tombarolo si sdraiò sulla sabbia.

“Vediamo di recuperare le forze, poi cerchiamo di capire dove sia l'accampamento di...”, una bastonata della vecchia lo fece trasalire.

“Non abbiamo tempo!”, disse la megera in uno stentato imperiale.

“Il nemico sta scendendo dalla scogliera, viene verso di noi! Per fortuna non ci ha scorto ancora”, Ghelt indicò con un ossuto dito gli alberi distanti qualche decina di metri dal gruppo

“La foresta è la nostra unica via di salvezza!”.

I superstiti si mossero verso gli alberi, in lontananza sulla scogliera un gruppo di esseri bassi, dalla corazza nera, si affrettava a scendere lungo un sentiero, in cima alla fila uno di essi reggeva uno stendardo raffigurante un teschio allungato dotato di ampie corna rosse.

“Nani del caos!”, sussurrò la vecchia, l'espressione di terrore sul suo volto convinse il resto del gruppo ad affrettare i passi

“Muovetevi o non solo saremo morti, ma la nostra anima sarà legata a una delle loro infernali macchine!”, concluse la vecchia, estraendo dalla tasca una zampa di un piccolo animale e strofinandosela in fronte.

Hans trovò strano che una vecchia potesse conoscere quelli esseri, aveva sentito storie sui nani del caos, fino ad allora aveva creduto fossero solo vecchie leggende, fu tentato di chiedere spiegazioni alla donna, poi vi rinunciò, non c'era tempo, tutto sarebbe stato risolto all'accampamento, sempre se vi fossero giunti entro il tramonto.

Il gruppo entrò furtivamente tra gli alberi, nascondendosi alla vista dei nani del caos ma in balia dei sconosciuti pericoli dell'isola.


Cannone infernale dei nani del Caos di Warhammer Fantasy




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